Proficuo confronto ieri sui temi della cooperazione tra l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo e il presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia, Michele Cappadona.
«Con l'occasione, abbiamo commentato positivamente con l’assessore Tamajo il bando “Sicilia che piace” appena pubblicato dall’assessorato Attività Produttive, che con tre diversi avvisi destina 1,3 milioni di euro ad imprese, associazioni e Comuni», dichiara Cappadona.
L’incontro di ieri fa seguito a varie segnalazioni di AGCI Sicilia sul persistere di evidenti criticità nell’applicazione delle normative in materia di cooperazione, concernenti prassi e procedure burocratiche dell’assessorato alle Attività produttive non solo difformi, ma anomale se non addirittura inopportune o talvolta illegittime.
«Desidero ringraziare l'assessore Tamajo per averci dedicato, durante il confronto di ieri, la massima attenzione nell’ascoltare e discutere approfonditamente i temi critici del settore della cooperazione - commenta il presidente AGCI Sicilia Michele Cappadona -. Tantissimi gli argomenti toccati, tra cui elenco per punti i principali. Cooperative di Comunità. Nonostante con decreto del 2019 siano state emanate le relative disposizioni, non si procede ad iscrivere le cooperative di comunità siciliane nel previsto Registro regionale. Allo stesso tempo, non si è mai provveduto ad emanare disposizioni per l’erogazione delle specifiche misure economiche a sostegno, indicate anche in legge finanziaria. Cooperative Sociali. Non sono mai state avviate dall’Assessorato AAPP le procedure attuative per l’iscrizione delle cooperative sociali di tipo B nell’Albo regionale di cui alla legge n. 381/1991, art. 9, comma 1. IICC. Con la LR 13/2022 la Regione Siciliana ha istituito gli incubatori di imprese culturali e creative (IICC) in forma di società cooperativa, sostenendone la realizzazione con misure economiche, agendo a tal fine la Giunta Regionale di concerto con le “Centrali cooperative”, autorizzando, ove necessario, la modifica dei programmi operativi di attuazione della spesa dei fondi strutturali europei e dei fondi nazionali di coesione. Quando l’AGCI ha chiesto di avviare la prevista concertazione per agire le modalità di sostegno - ricorda Cappadona -, il DG dell’assessorato alle AAPP ha ritenuto di dovere liquidare l’argomento notificando “l’archiviazione”, non è chiaro però di cosa. Questo mentre il settore ICC è invece oggetto di grande attenzione anche da parte del governo nazionale e il parlamento ha emesso specifiche norme di sostegno e valorizzazione entrate in vigore lo scorso gennaio».
«Speciale attenzione merita l'impasse dell'IRCA - sottolinea Cappadona -. AGCI Sicilia ha già chiesto nel tempo al Governo regionale l’attivazione di speciali e tempestive misure di credito agevolato regionale in favore delle imprese cooperative siciliane, rese sempre più fragili dalla successione degli stati di crisi fino all’attuale stato di calamità per siccità, che ha colpito così disastrosamente l’agricoltura dell'Isola. Siamo stati promotori dell’iniziativa “Più cooperazione”, che coniughi la filosofia dell’aiuto pubblico, per sostenere le imprese fino al superamento dell’emergenza, ad una politica strategica per investimento e sviluppo. Occorre prendere atto che qualsiasi politica di sostegno e agevolazione non può essere resa inefficace dalla mera applicazione del mitico “merito creditizio”. Innanzi tutto tale criterio non ha senso venga applicato nelle pratiche di micro credito chirografario, perché palesemente contraddittorio. Il cosiddetto “de minimis”, dal 2024 elevato a 300.000 euro negli ultimi tre anni, è il parametro-limite entro cui è possibile concedere aiuti di Stato. Troviamo sia plausibile, logico e direi necessario che fino allo stesso importo la concessione di credito agevolato non debba essere sottoposta ad alcuna valutazione di merito creditizio.
Di estrema criticità la situazione del personale dell’IRCAC, ora confluito insieme alla CRIAS nell’IRCA. Il personale dell’istituto di credito alle imprese cooperative risulta da tempo azzerato e non è in grado di provvedere alla normale istruzione delle pratiche.
Per la nomina del componente in cda IRCA indicato dalle centrali cooperative, sin dall’istituzione nel 2018 si è creata una situazione di impasse, accompagnata da una imbarazzante ripetuta modifica ad hoc della normativa, determinata in sostanza dalla irriducibile pretesa di ottenere la nomina di un particolare dirigente di una specifica centrale cooperativa. Abbiamo ragionevolmente chiesto la convocazione di un tavolo tra tutte e sei le associazioni riconosciute dal ministero, per designare insieme un componente di consiglio di amministrazione che non sia palesemente incompatibile perché decide la concessione di finanziamenti istruiti in favore degli aderenti della propria organizzazione, ma una figura professionale terza di chiara competenza che rappresenti gli interessi di tutte le cooperative».
Durante il confronto con l'assessore Tamajo si sono affrontati anche altri aspetti che riguardano prassi “anomale” adottate solo in Sicilia, che da sempre AGCI contesta come inopportune, illogiche e inique.
Liquidazione coatta. In Sicilia i liquidatori vengono nominati a discrezione dell’Assessore. Nelle altre regioni invece sono scelti:
- nel caso di cooperative aderenti, dall’elenco delle tre professionalità indicate dalle Associazioni di rappresentanza delle cooperative;
- nel caso di cooperative non aderenti, in modo automatizzato dalla Banca dati dei professionisti gestita dal Ministero.
Revisioni cooperative non aderenti. Nelle altre regioni vengono effettuate direttamente dal Ministero, che incassa il relativo contributo dalla cooperativa. In Sicilia le revisioni vengono esternalizzate e il soggetto incaricato (centrale cooperativa) riceve l’80% del contributo.
Rappresentatività. Nell’assegnare le revisioni delle cooperative non aderenti, la Regione utilizza “criteri di rappresentatività”, computati in base al numero di revisioni già effettuate nell’anno precedente. Il termine “criteri di rappresentatività” risulta fuorviante quando viene confusamente considerato, invece di un criterio convenzionale locale utilizzato per alcune procedure solo in Sicilia, come sostitutivo dello status di Associazione di rappresentanza riconosciuta dal Ministero, con i criteri nazionali imprescindibili stabiliti dal dlgs 220/2002.
«La disparità tra procedure vigenti in tutta Italia in tema di cooperazione e quelle applicate solo in Sicilia è immotivata e politicamente imbarazzante e soprattutto danneggia le imprese cooperative dell'Isola. L’AGCI da sempre combatte perché fare cooperazione in Sicilia non sia più svantaggioso che nel resto del Paese. Questa situazione permane perché sostenuta a spada tratta da una cordata di associazioni che falsamente e molto spudoratamente si spaccia come rappresentante del 90% delle cooperative siciliane, sostituendo con la propaganda e le fake news - conclude Michele Cappadona - la vera caratteristica, lo spirito autentico, il fondamentale principio vincente del movimento cooperativo: la solidarietà».