Michele Cappadona, AGCI Sicilia: «La Giornata Mondiale della Salute Mentale è un potente promemoria del fatto che non c'è salute senza salute mentale. Il tema scelto dalla Organizzazione mondiale della sanità per la campagna di quest'anno si concentra sull'urgente necessità di sostenere la salute mentale e i bisogni psicosociali delle persone colpite da emergenze umanitarie. In Italia, il ministro alla Salute Orazio Schillaci annuncia che nella prossima legge di bilancio chiederà il finanziamento del Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM)».

“Il sostegno alla salute mentale non è una scelta, ma un obbligo. In questo giorno, impegniamoci a sostenere la salute mentale di tutte le comunità, anche e soprattutto quando si verificano tragedie.” António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Crisi come disastri naturali, conflitti ed emergenze di salute pubblica causano disagio emotivo, con più di una persona su cinque che soffre di un disturbo di salute mentale. Sostenere il benessere mentale delle persone durante tali crisi non è solo importante: salva vite umane, dà alle persone la forza di reagire, lo spazio per guarire, riprendersi e ricostruirsi non solo come individui, ma anche come comunità. Ecco perché è essenziale che tutti, compresi i funzionari governativi, gli operatori sanitari e sociali, il personale scolastico e i gruppi comunitari, si uniscano. Lavorando fianco a fianco, possiamo garantire che i più vulnerabili abbiano accesso al supporto di cui hanno bisogno, proteggendo al contempo il benessere di tutti.
A partire dal periodo di isolamento forzato dovuto alle misure di contenimento del COVID-19 nel 2020, il Ministero della Salute ha stimato che almeno 16 milioni di italiani abbiano sperimentato problemi di natura psicologica. I più colpiti sono stati i giovani: secondo una recente indagine, quasi il 50% degli adolescenti tra i 18 e i 25 anni ha sofferto di ansia e depressione e il numero di prestazioni mediche in quest’ambito continua a crescere.
A livello globale, secondo il rapporto “World Mental Health Today”, pubblicato annualmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i dati rispecchiano la situazione italiana: un miliardo di persone in tutto il mondo convive con un disturbo di salute mentale e la maggior parte non dispone ancora di servizi adeguati per affrontarlo.
Tra i disturbi più impattanti sulla società, la schizofrenia è quello che comporta i cost economici più elevati, mentre ansia e depressione - pur essendo meno gravose sul singolo - incidono in modo significativo sui costi nazionali complessivi a causa della loro ampia diffusione. Si stima che la perdita annuale di produttività legata a questi due disturbi superi i 1.000 miliardi di dollari a livello globale.
“Ottanta milioni di euro per la salute mentale”, che grazie al nuovo piano scritto dal Tavolo Tecnico e all’impegno del governo Meloni e del Ministero della Salute, torna al centro delle politiche nazionali.
L’ha annunciato ieri mattina il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, a margine del convegno “One Mental Health a Roma, presso l’Accademia Lancisiana.
“Abbiamo chiesto di inserire anche il finanziamento per la salute mentale nella prossima legge di bilancio per l'attuazione di questo piano”. Un piano, quello predisposto dal tavolo coordinato dal professor Alberto Siracusano “che arriva dopo 13 anni” si propone, ha sottolineato il ministro, “di cambiare veramente il paradigma” della salute mentale che, ha proseguito Schillaci, “è una priorità di questo governo e del mio ministero”. Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM) “rappresenta il punto di partenza seguito da un finanziamento adeguato soprattutto per fare prevenzione con un occhio di riguardo alle persone più giovani”.
“La tutela e la promozione della salute mentale – ha spiegato il Ministro della Salute durante il convegno organizzato da Motore Sanità, sono al centro dell’attenzione e delle politiche sanitarie del Ministero della Salute perché dobbiamo prenderci cura della mente con la stessa determinazione con cui ci prendiamo cura del corpo”.
In Italia, ha proseguito, “circa una persona su sei soffre di disturbi mentali. Disturbi che negli ultimi anni sono aumentati e che coinvolgono sia la popolazione adulta che quella più giovane”. Il ministro ha poi sottolineato come si sia di fronte a “un’urgenza sanitaria che ha importanti risvolti economici e sociali, incidendo sulla capacità di relazionarsi nella vita sociale e professionale. I dati Ocse – ha spiegato - indicano che queste patologie impattano sul Pil nazionale per il 3,3%. Una perdita complessiva che supera i 60 miliardi di euro l’anno e che pesa gravemente sul Servizio sanitario, sui sistemi assistenziali e sociali e sul mercato del lavoro”.
Questi numeri “dimostrano che la salute mentale è un indicatore della salute complessiva della nostra Nazione. E oggi più che mai, dobbiamo guardare a questo tema con una visione nuova e integrata. Una visione One Mental Health che guarda non solo agli aspetti clinici, ma anche a quelli sociali, culturali e ambientali e che mette al centro la persona con tutto il suo vissuto”.
“È evidente – ha detto ancora Schillaci - come la tutela della salute mentale richieda una risposta corale, fondata su prevenzione, prossimità e integrazione. Con questo spirito abbiamo istituito il tavolo tecnico sulla salute mentale che dopo oltre 10 anni ha aggiornato il Piano nazionale per la salute mentale 2025-2030 proprio in un’ottica di One Mental Health”.
Si tratta di “un documento strategico e operativo che mette il Servizio sanitario nazionale in condizione di dare risposte efficaci individuando nel livello Dipartimentale un modello organizzativo integrato ed inclusivo per facilitare il dialogo tra ospedale, territorio, servizi sociali e scuola. Proponiamo un nuovo paradigma che permetterà di realizzare percorsi di cura multiprofessionali e multidisciplinari, basati su diversi livelli di intensità di cura con particolare attenzione al periodo di transizione dell’età evolutiva 16-25 anni. Il 75% di tutti i disturbi mentali infatti si sviluppa prima dei 25 anni d’età e circa la metà emerge entro i primi 16 anni, tendendo poi a perdurare nell’età adulta se non adeguatamente trattati”.
“Prevenzione e diagnosi precoce”, dunque, “sono essenziali per attivare strategie di intervento tempestive e mirate”. Il ministro ha ricordato il lavoro già fatto. “Dal 2023 abbiamo reso strutturale il bonus psicologo aumentato gli importi del beneficio fino a 1500 euro. Ancora, con la finanziaria del 2025 abbiamo stanziato 10 milioni di euro per l’anno in corso e 18,5 milioni nel 2026 per garantire un servizio di sostegno psicologico agli studenti e abbiamo istituito anche il Fondo per le dipendenze patologiche, per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione. Così come abbiamo finanziato campagne di prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e sosteniamo progetti per la promozione dell’uso consapevole della rete e dei dispositivi digitali in età evolutiva o per migliorare l’intercettazione precoce di comportamenti autolesivi e suicidari tra gli adolescenti”.
Tutte queste misure “dimostrano che l’attenzione alla salute mentale è altissima”. Il ministro si è poi soffermato su un ultimo aspetto estremante rilevante. “Abbattere il muro dello stigma che ancora oggi purtroppo rappresenta un fenomeno diffuso. Non basta infatti intervenire solo sui servizi: dobbiamo contribuire tutti a cambiare la cultura che circonda la salute mentale. Chi soffre di un disturbo mentale deve sapere che chiedere aiuto non è un segno di debolezza. Lottare contro lo stigma significa cambiare lo sguardo: significa vedere nella fragilità non una colpa, ma una dimensione umana. Significa promuovere una cultura dell’inclusione, del rispetto e della solidarietà. Non dimentichiamo poi che lo stigma, il pregiudizio, possono determinare ritardi nelle diagnosi o indurre il paziente ad abbandonare il percorso di cura. O ancora può alimentare la convinzione che a causa di un disturbo mentale si debba rinunciare alle relazioni sociali condannandosi all’isolamento. Questa è l’altra sfida che deve vederci uniti: diffondere e consolidare, soprattutto tra i giovani, la consapevolezza che prendersi cura dei più fragili è un segno di forza”.
Credits: AltraSicilia





















































