Michele Cappadona, AGCI Sicilia: «Occorre nuovo impulso a iniziative di "cooperative housing" pubblico-privato, strutturate a livello nazionale e locale, utilizzando i più recenti strumenti finanziari, fondi Ue, statali e del sistema bancario italiano e comunitario».
«Il modello cooperativo va imposto come soluzione moderna e sostenibile al problema abitativo: da contesti di disagio, anonimi e degradati ad affitti e acquisti accessibili di alloggi adeguati, comunità solidali, riqualificazione del territorio attraverso progetti residenziali condivisi e consapevoli per la realizzazione di case indipendenti e servizi comuni di qualità. Occorre avviare processi concreti di rigenerazione urbana recuperando vecchi edifici nei centri storici o costruendone di nuovi in periferia», dichiara Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia.
L’evoluzione di principi ed esperienze caratteristiche delle tradizionali cooperative edilizie e di quartiere applicate a cohousing, co-living e social housing, tre tipologie che corrispondono a esigenze abitative differenti.
In Italia, l’alloggio sociale definito dal Decreto interministeriale del 22/04/2008 è lo strumento pubblico pensato per garantire, attraverso regole precise di assegnazione, alloggi adeguati a nuclei familiari che oggi non hanno un reddito così basso da poter ricorrere alle case popolari ma neanche cosi alto da potersi permettere un alloggio sul libero mercato. L’housing viene anche rappresentato dalle cosiddette “3 esse” dell’abitare sociale: Social, Student e Senior housing. Il futuro del settore è l'innovazione attraverso piattaforme pubblico-privato.
Il cohousing è una soluzione abitativa a lungo termine, collaborativa e partecipativa, che si basa sulla creazione di una comunità intenzionale come risposta all’anonimato dei quartieri tradizionali.
In un complesso cohousing, i residenti vivono in abitazioni private ma condividono ampi spazi comuni come cucine, giardini, sale ricreative e aree per i bambini. La progettazione degli spazi avviene in maniera collettiva, con la partecipazione attiva dei futuri residenti. È un modello che promuove l’interazione, la cooperazione e il mutuo aiuto tra i membri della comunità.
Il co-living si distingue dal cohousing rivolgendosi per lo più a persone con esigenze abitative temporanee e stili di vita dinamici. È una forma abitativa particolarmente diffusa tra studenti, giovani professionisti, lavoratori in smart working e nomadi digitali. Il co-living è tipico di una società sempre più mobile e connessa, dove il concetto di casa corrisponde a quello di comunità temporanea e luogo di lavoro condiviso.
Il social housing è una risposta alle esigenze abitative delle fasce deboli, un modello abitativo che ha come obiettivo principale quello di offrire alloggi a costi accessibili per persone e famiglie che incontrano difficoltà ad accedere al mercato immobiliare tradizionale. Questo tipo di abitazione è spesso promosso da enti pubblici, cooperative o organizzazioni non profit e mira a garantire il diritto alla casa e a promuovere l’integrazione sociale. A differenza del cohousing e del co-living, il social housing non si basa necessariamente sulla condivisione degli spazi o sulla creazione di una comunità intenzionale.
«In Italia il problema abitativo come fenomeno di disagio sociale è stato finora gestito attraverso gli strumenti di Edilizia Residenziale Pubblica, ovvero le case popolari o alloggi di proprietà pubblica destinati all'affitto a canone ridotto per famiglie e persone in condizioni di fragilità economica», continua Cappadona. «Di recente però la Commissione ha lanciato un pacchetto di strumenti a sostegno dell'edilizia popolare negli Stati membri».
Il kit di strumenti comprende 20 studi di casi che illustrano come i fondi dell'UE, come il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), possano essere utilizzati per migliorare l'accesso ad alloggi adeguati.
«In Italia la Cassa Depositi e Prestiti, attraverso il CDP Real Asset SGR, ha istituito il Fondo Nazionale dell’Abitare (FNA), primo fondo in Europa dedicato al social housing sostenuto dalla garanzia del programma InvestEU». FNA si affianca così al Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA) e al Fondo Nazionale dell’Abitare Sociale (FNAS) ampliando il ventaglio d strumenti finanziari di settore. Ma anche operatori e banche private accanto ad investitori istituzionali guardano all’accesso alla casa come priorità sociale. L’esempio più recente a livello nazionale è la nascita lo scorso luglio di Near, conglomerato italiano dedicato alla rigenerazione urbana e al living sostenibile. Il capitale della holding Near è detenuto da un gruppo da un parterre di primari investitori istituzionali come Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo, Fondazione Monte di Lombardia, Cassa Forense». L’obiettivo è offrire soluzioni innovative in settori chiave come il Build-to-Sell (BTS), Build-to-Rent (BTR), l’affordable housing e il Purpose-Built Student Accommodation (PBSA), rispondendo alle esigenze abitative di giovani coppie, studenti e lavoratori, categorie spesso escluse dal mercato tradizionale per ragioni economiche. In Sicilia, in un Comune delle provincia di Messina, ai primi di ottobre si è concretizzato un progetto di social housing con la consegna di 11 appartamenti.
«Se edilizia popolare è materia di intervento pubblico il “cooperative housing” è un asset strategico per intervenire sui fabbisogni abitativi attraverso piattaforme pubblico-privato strutturate a livello azionale e locale in modo da intercettare tutti gli strumenti finanziari, promuovendo l’attuazione di misure proposte da tempo dal mondo della cooperazione come la garanzia statale su mutui a lungo termine, l'utilizzo di beni immobili di proprietà pubblica, agevolazioni fiscali e tributarie (IMU, Ires, oneri, ecc.). Per il Sud e le aree interne, risorse regionali aggiuntive come i fondi Fse e Fesr».
«Occorre rilanciare una formula semplice quanto rivoluzionaria: invece di ricorrere al mutuo individuale, acquistare quote sociali in società edilizie cooperative. Appartamenti da 70-80 metri quadri diventano così accessibili attraverso la gestione condivisa dando una risposta alle esigenze degli Under 35 e non solo, con canoni di affitto convenzionato inferiori del 30%-40% rispetto al mercato libero e prezzi di vendita contenuti, mediamente più bassi anche del 35%», conclude Cappadona, «rendendo possibile allo stesso tempo attuare le politiche locali di rigenerazione urbana con tempi del 30% più veloci».
Credits: AltraSicilia





















































