La Regione Siciliana chiude il rendiconto d’esercizio 2024 con un saldo attivo +2,15 miliardi di euro. Michele Cappadona, AGCI Sicilia: «Ottimo risultato, ora non ci sono più alibi per adeguare i costi dei servizi di assistenza socio-sanitaria al nuovo contratto nazionale di lavoro delle cooperative sociali».
Dal deficit al surplus. La Regione Siciliana ha azzerato il disavanzo e, per la prima volta, registra un avanzo di amministrazione positivo.
Il dato emerge dal Rendiconto generale 2024, appena approvato dalla giunta. Il documento contabile evidenzia un recupero di oltre 3 miliardi di euro nell’ultimo esercizio, che ha permesso non solo di azzerare il disavanzo del precedente esercizio 2023, pari a poco più di 900 milioni di euro, ma anche di realizzare un avanzo superiore ai 2 miliardi. Si tratta di un risultato eccezionale: basti pensare che nel 2015, anno in cui la Regione ha iniziato ad applicare il decreto legislativo 118, il disavanzo aveva raggiunto i 6,192 miliardi di euro e che alla fine del 2022 il disavanzo era ancora pari a 4 miliardi.

«Abbiamo raggiunto un risultato senza precedenti per la nostra Regione, un motivo di orgoglio per il mio governo - ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani a Palazzo d’Orleans, nel corso di una conferenza stampa per illustrare i dati del Rendiconto - è frutto di un lavoro quotidiano, di gioco di squadra, di un proficuo e costante dialogo con il governo nazionale, di un’azione che ha spinto la crescita dell’economia regionale e di una politica di concretezza e rigore condivisa dai miei assessori al Bilancio, cominciata con Marco Falcone e portata a termine da Alessandro Dagnino».
All’incontro con la stampa erano presenti l’assessore all’economia Alessandro Dagnino, il ragioniere generale della Regione Ignazio Tozzo e il dirigente generale del dipartimento delle Finanze Silvio Cuffaro. In collegamento da Bruxelles anche l’ex assessore Marco Falcone, oggi deputato europeo.
«La Sicilia - ha continuato Schifani - adesso ha i conti in regola. Per questo voglio essere chiaro: sono risorse che destineremo prioritariamente a investimenti».
«Con l’approvazione del Rendiconto 2024 - afferma l’assessore dell’Economia Alessandro Dagnino - la Regione segna un passaggio storico: dal deficit al surplus. Con l’approvazione del rendiconto 2024 si apre una nuova stagione per i conti della regione, che consentiranno di spingere ulteriormente sullo sviluppo, incrementando la spesa per investimenti produttivi. Inoltre potremo immediatamente contare su spazi finanziari significativamente più elevati, da utilizzare già nella prossima legge di stabilità anche attraverso la fiscalità di vantaggio recentemente ottenuta con l’approvazione delle nuove norme di attuazione dello Statuto regionale».

«Manifestiamo il nostro apprezzamento per lo storico risultato dell’avanzo di gestione conseguito dalla Regione Siciliana nell’esercizio 2024», commenta Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Sociali-AGCI Sicilia. «Esprimiamo soddisfazione per l’intenzione dichiarata dal Governo Schifani di investire il saldo positivo per lo sviluppo, incrementando la spesa per investimenti produttivi. Adesso quindi non ci sono più alibi per adeguare i costi stabiliti dalla Regione dei servizi di assistenza sociosanitaria, in ragione delle nuove condizioni del contratto nazionale di lavoro delle cooperative sociali, firmato il 26 gennaio 2024. Il settore vive un periodo di sempre maggiore difficoltà, dopo la riforma del sistema di accreditamento delle strutture di assistenza deciso nel 2024 dagli assessori alla Salute e alla Famiglia, senza il confronto con le associazioni di rappresentanza, e il taglio retroattivo da parte del Ministero degli interni che ha ridotto le tariffe di accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati (MSNA) al 35% di quelle previgenti».
«In Sicilia, il welfare territoriale è sull'orlo di un abisso dichiara Cappadona -. Le cooperative sociali, pilastri invisibili che sostengono le fasce più fragili della popolazione - disabili, minori in affido, anziani non autosufficienti -, stanno affrontando una tempesta perfetta di inadempienze istituzionali e crisi economica generale». Il mancato adeguamento delle rette regionali ai costi del nuovo CCNL per le cooperative sociali, firmato nel gennaio 2024, è solo la punta dell'iceberg. A questo si sommano i conferimenti insufficienti di fondi dalla Regione ai Comuni, i ritardi cronici nei pagamenti da parte delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e degli enti locali, e un contesto macroeconomico che sta accelerando la "desertificazione" del tessuto delle micro e piccole imprese sociali. Risultato? Un sistema di servizi di prossimità che rischia di implodere, lasciando migliaia di cittadini vulnerabili senza rete di protezione. Il CCNL 2023-2025, sottoscritto da AGCI, Confcooperative, Legacoop e i sindacati confederali, ha introdotto aumenti retributivi significativi: un incremento del 6,31% per il 2024 e del 6,73% per il 2025 sulla retribuzione minima mensile, oltre a novità come la quattordicesima e l'integrazione al 100% della maternità. Per le cooperative sociali, labour-intensive dove il costo del lavoro incide fino al 90% dei bilanci, questi adeguamenti avrebbero dovuto essere un passo avanti per i circa 400.000 operatori del settore in Italia. Ma in Sicilia la Regione non ha rivisto le rette dei servizi garantiti dagli enti accreditati provocandone la crisi e la decimazione delle strutture.
Michele Cappadona, presidente di AGCI Sicilia, denuncia il rifiuto del Governo regionale di sedersi al tavolo per l'adeguamento che, ricorda, «viola il Codice dei Contratti Pubblici del 2023. Daremo battaglia legale, perché è illegittimo scaricare sui lavoratori e sulle imprese i ritardi istituzionali».
L'Osservatorio paritetico regionale, insediato solo di recente, ha proposto un percorso condiviso con i sindaci per allineare le tabelle ministeriali, ma l'assessora al Lavoro Nuccia Albano ha limitato l'intervento a una "revisione straordinaria" senza garanzie di copertura.
Senza adeguamento delle rette regionali, le cooperative non possono applicare il CCNL senza erodere i margini, rischiando irregolarità contributive e blocchi del DURC, essenziale per appalti e convenzioni. La situazione si aggrava con i conferimenti di fondi dalla Regione ai Comuni, cronicamente insufficienti. Per i servizi di assistenza sociale, la Sicilia prevede contributi specifici per diritti incomprimibili, ma il fabbisogno per le comunità alloggio per disabili - 2.263 utenti censiti - supera i 74 milioni annui, mentre la Regione copre solo il 22,46%, lasciando ai Comuni un onere di 32.685 euro per utente all'anno.
L'Anci Sicilia ha invocato un incontro urgente con il presidente Schifani e l'assessora all'Economia Dagnino, chiedendo almeno 100 milioni extra in trasferimenti di parte corrente, per evitare il collasso dei servizi sociali.
I Comuni, spesso in pre-dissesto, scaricano il peso sul Terzo Settore: «La PA paradossalmente impone alle cooperative di anticipare costi senza risorse adeguate», spiega Cappadona. Senza fondi, gli affidamenti si bloccano, e i servizi di prossimità – centri diurni, assistenza domiciliare – diventano un miraggio per famiglie in difficoltà. I ritardi burocratici nei pagamenti mensili rappresentano il colpo di grazia. ASP e Comuni accumulano crediti per mesi, se non anni: in province come Ragusa e Agrigento, le cooperative gestrici di comunità per minori e disabili psichici attendono rimborsi oltre i 24 mesi, impossibilitate a ottenere anticipi bancari perché le fatture non sono "crediti certi".
Ostacolo non secondario la burocrazia locale: una sentenza del Tribunale di Agrigento ha condannato un'ASP a risarcire 2 milioni a un Comune per mancata corresponsione del contributo a suo carico per l'assistenza, un "passo importante" secondo AGCI, ma Cappadona avverte: "Serve un fondo straordinario regionale per gli arretrati e procedure automatiche entro 30 giorni".
Il caos burocratico – come l'interpretazione errata dell'IVA al 5% stabilita per le cooperative sociali il rimbalzo tra ASP e Comuni per il 40% di compartecipazione – amplifica il dramma: cooperative sottocapitalizzate, con personale socio-lavoratore, anticipano stipendi e contributi, rischiando il tracollo.
Queste criticità, sommate alla crisi generale, stanno "desertificando" il sistema delle micro e piccole imprese sociali.
Le centrali cooperative paventano il concreto rischio di crollo del welfare socio-sanitario, con chiusure che comprometterebbero la coesione sociale.
In Sicilia, dove le PMI sociali generano il 50% dell'export nel privato sociale e impiegano migliaia di lavoratori in aree interne, la perdita di servizi di prossimità isola i fragili: minori senza accoglienza, disabili senza riabilitazione, famiglie senza supporto.
"Stiamo affondando nel silenzio generale", accusa Cappadona, proponendo linee di credito agevolate via Cassa Depositi e Prestiti e un Osservatorio sugli appalti.
Le centrali cooperative chiedono con forza una disposizione straordinaria nella prossima Manovra finanziaria regionale per coprire gli aumenti CCNL e audizioni urgenti in Ars alle commissioni Bilancio e Sanità.
Dopo un anno e mezzo dalla sigla del nuovo CCNL, il dibattito infuria ormai anche sulla stampa e sui social: post di denuncia su ritardi e battaglie legali rimbalzano tra lavoratori, operatori e cittadini, amplificando l'allarme.
«Senza intervento immediato», conclude Cappadona, «la Sicilia rischia non solo un vuoto assistenziale, ma un'erosione irreversibile del capitale sociale delle cooperative. la chiusura, il fallimento. Il Terzo Settore, che ha retto la pandemia con spirito sussidiario, solidale e resiliente, merita ora risposte concrete: altrimenti, la desertificazione non sarà solo economica, ma sociale, solidale, umana».
Credits: AltraSicilia





















































