Presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stato firmato, lo scorso mercoledì 2 luglio, il Protocollo tra sindacati e associazioni datoriali per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico sul lavoro, andando oltre le ondate di calore che stiamo affrontando in questo periodo. Tra i firmatari anche l’Associazione Generale delle Cooperative Italiane.
Il documento siglato è frutto di un lavoro comune tra associazioni datoriali, tra cui l'Agci, e organizzazioni sindacali per definire un quadro condiviso e operativo per affrontare le emergenze climatiche.
“La salute e la sicurezza sono due valori prioritari ed imprescindibili quando si parla di lavoro. La sottoscrizione del protocollo rappresenta un passo importante per la tutela dei lavoratori". Così Massimo Mota, presidente nazionale Agci - Associazione Generale delle Cooperative Italiane, tra i firmatari del protocollo sull'adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi per affrontare le emergenze climatiche negli ambienti di lavoro. Il “Protocollo Clima”, sottolinea il presidente Massimo Mota, sarà recepito con un decreto ministeriale che il ministro del Lavoro Calderone si è impegnato ad emettere nei prossimi giorni.
Le principali novità saranno: ricorso automatico alla cassa integrazione in caso di sospensione o riduzione dell'orario di lavoro per cause climatiche; obbligo per i datori di lavoro di consultare i bollettini ufficiali sul sito del ministero della salute e attivare misure preventive in caso di allerta; adozione di buone prassi organizzative, come variazioni di turni e abbigliamento adeguato; inserimento dei rischi climatici nei piani di sicurezza dei cantieri; rafforzamento di informazione e formazione; possibilità di superare i limiti ordinari della cassa integrazione per eventi climatici eccezionali.
“È la giusta risposta a chi parla di bonus in busta paga crescenti in base alla temperatura - aggiunge Mota - affermare che sia possibile offrire soldi in cambio di rischi per la salute è uno scenario che non avremmo mai voluto vedere".

«La Sicilia, così gravemente colpita lo scorso anno dall’emergenza siccità, in un momento storico segnato da temperature record e sempre più frequenti eventi climatici estremi come le ondate di caldo in questi giorni, non può che accogliere con soddisfazione un primo e così importante passo concreto per garantire condizioni di lavoro più sicure», dichiara Michele Cappadona, presidente regionale Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. Il Protocollo Quadro siglato mercoledì scorso, alla presenza della Ministra del Lavoro Marina Calderone, per l’adozione di misure di contenimento dei rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro è un accordo innovativo che segna l’inizio di una strategia condivisa tra governo, parti sociali, sindacati e associazioni datoriali per affrontare l’impatto del cambiamento climatico sul lavoro.
Il protocollo firmato da numerose organizzazioni, tra cui l’AGCI – Associazione Generale delle Cooperative Italiane – insieme ai sindacati più rappresentativi ha un obiettivo chiaro: proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici in un contesto climatico sempre più instabile e pericoloso. Il testo firmato delinea un quadro di riferimento nazionale che potrà essere declinato a livello settoriale, territoriale o aziendale, adattandosi alle diverse condizioni operative e climatiche.
Una risposta condivisa a una minaccia globale
Il cambiamento climatico, ormai innegabile, rappresenta una minaccia non solo per l’ambiente e l’economia globale, ma anche per chi lavora, in particolare all’aperto o in ambienti chiusi non adeguatamente climatizzati. Con ondate di calore sempre più frequenti, si moltiplicano i casi di malesseri, infortuni e rischi professionali, specie in settori come l’edilizia, l’agricoltura, la logistica e i trasporti. Il protocollo stabilisce che, in caso di condizioni meteo avverse, i datori di lavoro debbano attivare tempestivamente le misure di prevenzione e protezione. Per farlo, potranno fare riferimento a bollettini ufficiali (come quello del Ministero della Salute su salute.gov.it/caldo), oppure ad altri strumenti di monitoraggio delle condizioni meteorologiche.
Flessibilità, prevenzione e formazione
Tra le misure previste rientrano l’informazione e la formazione dei lavoratori, la sorveglianza sanitaria mirata, l’adeguamento dell’abbigliamento e dei dispositivi di protezione individuale, ma anche la riorganizzazione dei turni e degli orari di lavoro per evitare le ore più calde. Si punta inoltre alla valutazione e aggiornamento costante del rischio microclimatico, in linea con quanto previsto dal Decreto Legislativo 81/2008, che disciplina la sicurezza nei luoghi di lavoro. Particolare attenzione sarà rivolta ai cantieri temporanei o mobili, dove saranno richiesti piani di sicurezza (PSC e POS) in grado di contemplare le emergenze climatiche e prevedere pause, zone d’ombra, accesso all’acqua e idoneità dei DPI stagionali.
Ammortizzatori sociali e supporto alle imprese
Uno dei punti cardine dell’accordo riguarda l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa dovuta a condizioni climatiche estreme. Il Ministero del Lavoro si è impegnato a modificare le attuali regole affinché non vengano computati nel limite delle 52 settimane i periodi di cassa integrazione dovuti al caldo. Prevista anche l’estensione alle imprese edili, estrattive e agricole, con l’eliminazione del contributo addizionale per le imprese e l’inclusione dei lavoratori stagionali.
I firmatari chiedono inoltre che le imprese non vengano penalizzate per eventuali ritardi nella realizzazione delle opere dovuti al maltempo, e che il governo svolga un ruolo di coordinamento con le Regioni affinché non si generino 20 normative diverse sul lavoro in condizioni climatiche estreme.
Un passo avanti, ma serve una legge nazionale
«Questo è il primo protocollo sull’emergenza climatica, il primo firmato dopo quello sul Covid di cinque anni fa. All’epoca servì a riaccompagnare le aziende e i lavoratori. Oggi diamo a imprese e lavoratori la possibilità di gestire condizioni meteorologiche di difficoltà», ha dichiarato la Ministra Calderone al termine della firma. Il protocollo rappresenta sicuramente un importante traguardo, ma non risolve tutti i problemi. Le misure previste, infatti, necessitano di accordi attuativi a livello territoriale o settoriale, un processo che richiede tempo e che, in piena estate, rischia di essere tardivo. Da tempo i sindacati chiedono una legge organica nazionale che affronti in maniera strutturale l’emergenza climatica sul lavoro. «Servono misure certe e immediate – affermano fonti sindacali –. L’emergenza climatica non è un’eventualità: è già in atto e fa parte delle condizioni di lavoro. Non possiamo affidarci solo alla buona volontà dei singoli territori. È necessaria una normativa nazionale che preveda tutele certe, strumenti automatici e un’integrazione strutturale nella programmazione dei lavori pubblici, specie in settori esposti come l’edilizia stradale». Si attende quindi che venga mantenuto dal Governo Meloni l’impegno preso anche dal ministro Calderone in occasione della sigla del documento.
Prossimi passi
Il protocollo sarà oggetto di monitoraggio periodico. Le Parti firmatarie si incontreranno entro sei mesi per verificare l’efficacia delle misure adottate e valutarne eventuali aggiornamenti. Potranno inoltre essere istituiti gruppi di lavoro territoriali e settoriali, con il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali.
Questo accordo segna un importante cambio di paradigma: la tutela del lavoro dovrà prevedere la capacità di adattarsi a un clima che cambia, non come eventualità emergenziale ma come modalità strutturale. Ora la sfida è trasformare questo protocollo in azioni concrete e capillari, affinché nessun lavoratore o lavoratrice sia costretto a scegliere tra il proprio stipendio e la propria salute. Si attende ora il decreto che il ministro Calderone ha promesso in pochi giorni.
Il testo integrale del "Protocollo Clima"
Credits: AltraSicilia