Primo confronto AGCI in Sesta Commissione ARS sul contestato decreto 1326 con i vertici dell’assistenza socio-sanitaria in Sicilia.
Ieri, in Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), si è tenuta un’audizione cruciale per discutere le criticità nell’assistenza ai disabili psichici, al centro di un acceso dibattito a causa del Decreto Interassessoriale n. 1326/2024. Presenti gli assessori regionali Nuccia Albano (Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro) e Daniela Faraoni (Salute), i dirigenti generali Maria Letizia Di Liberti (Dipartimento Famiglia), Salvatore Iacolino (Pianificazione Strategica) e Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane (AGCI Sicilia). L’incontro ha messo in luce le profonde tensioni tra Regione e operatori del settore sociosanitario.
Il Decreto 1326, emanato lo scorso anno dagli assessorati alla Salute e alla Famiglia, ha introdotto nuovi requisiti strutturali e organizzativi per l’accreditamento delle strutture sociosanitarie, incluse comunità alloggio per disabili psichici, strutture residenziali psichiatriche e centri semiresidenziali per anziani con demenza. Questi standard, che sostituiscono quelli stabiliti dai decreti presidenziali del 1988 e 1996, impongono limiti dimensionali alle strutture e nuovi profili professionali per il personale, senza concedere un termine congruo per l’adeguamento delle circa 370 strutture esistenti, che ospitano 3.550 utenti e impiegano 5.900 operatori.

Secondo AGCI Sicilia, il decreto è illegittimo per due motivi principali: non è stato emanato dal Presidente della Regione, unica autorità competente a stabilire tali standard, e non è stato preceduto da un confronto con gli operatori del settore, che avrebbe potuto evitare l’emergenza di adeguare le strutture in tempi cosi brevi a requisiti ampiamente non condivisi. Michele Cappadona ha denunciato l’incompetenza degli assessorati e la superficialità di un provvedimento che rischia di “radere al suolo” il sistema di assistenza di prossimità per i disabili psichici. Tra le misure più contestate, la soppressione dell’Albo regionale delle strutture socio-assistenziali e l’eliminazione di figure professionali essenziali, come gli inservienti, fondamentali per la gestione quotidiana delle comunità alloggio.
Le conseguenze del decreto sono drammatiche. Senza un adeguamento immediato agli standard, le strutture rischiano la revoca dell’accreditamento, con il pericolo che migliaia di disabili psichici, spesso privi di famiglie o caregiver, restino senza assistenza entro il 21 novembre 2025. Cappadona ha sollevato un interrogativo cruciale: chi gestirà questi utenti e come saranno erogati i fondi necessari al loro sostentamento? In questo momento l’onere annuo 2025 dei Comuni per ciascun utente disabile assistito in struttura è di 35.700 euro. La Regione contribuisce solo con 3.600 euro. La mancata chiarezza su quale assessorato – Salute o Famiglia – avrà la responsabilità di queste strutture aggiunge ulteriore incertezza.
Le cooperative aderenti ad AGCI Sicilia non sono rimaste a guardare. Diciassette di esse hanno presentato un ricorso al TAR Sicilia, chiedendo l’annullamento del decreto e una sospensiva dei suoi effetti, contestando sia l’incompetenza dell’autorità emanante sia la violazione di norme regionali, come gli articoli 19 e 26 della legge regionale 22/1986. In subordine, le cooperative hanno impugnato le disposizioni che impongono nuovi standard senza prevedere tempi adeguati per l’adeguamento.

Michele Cappadona ha definito il provvedimento “vergognoso” e “illogico”, accusando la Regione di adottare misure vessatorie che penalizzano le imprese sociali e il terzo settore. Ma soprattutto i disabili. “Non si tratta di pacchi, ma di persone”, ha dichiarato, esprimendo il timore che il decreto possa segnare un passo indietro verso il “ritorno dei manicomi”, in contraddizione con i principi di cura e inclusione sanciti dalla riforma Basaglia. La chiusura delle comunità alloggio, secondo AGCI, non solo emarginerebbe i disabili psichici, ma distruggerebbe il tessuto delle cooperative sociali, che garantiscono servizi di prossimità in linea con i valori di sussidiarietà e autonomia differenziata.
Le critiche si concentrano anche sulla mancata concertazione con gli operatori e le associazioni di categoria, una prassi che Cappadona considera indispensabile per una politica responsabile. Il decreto, inoltre, comporta rilevanti implicazioni di bilancio regionale, mai adeguatamente valutate in termini di fabbisogni e risorse necessarie. AGCI Sicilia ha chiesto un incontro istituzionale urgente con il Presidente della Regione, il Presidente dell’ARS, gli assessori competenti e i presidenti delle commissioni parlamentari per affrontare la crisi e scongiurare un collasso del sistema. L’audizione di ieri è stata la prima occasione di confronto con gli assessori che hanno deciso l’emanazione del decreto senza alcun dialogo con le associazioni di categoria.

Il rischio occupazionale è altrettanto grave. La perdita di 5.900 posti di lavoro, in un settore già fragile, rappresenta un duro colpo per l’economia siciliana. Cappadona ha ribadito che la Regione ha il dovere costituzionale di promuovere la cooperazione sociale, come previsto dall’articolo 45 della Costituzione, e non di ostacolarla con normative impossibili da rispettare. I controlli sul funzionamento delle strutture, ha aggiunto, sono necessari, ma devono essere condotti in un quadro di dialogo e tutela delle imprese sociali.
«Voglio ringraziare l'on. Giuseppe Laccoto per avere convocato in tempi brevissimi, dopo la segnalazione di AGCI sull'estrema criticità del tema, l'audizione in Sesta Commissione ARS con gli assessori alla Salute e alla Famiglia e i direttori regionali intervenuti, con cui si è avuto un proficuo confronto. Ringrazio anche in particolare gli onorevoli Antonio De Luca, Giuseppe Galluzzo e Carmelo Pace per i loro competenti interventi. Il decreto interassessoriale 1326/2024 va ritirato subito, per evitare gli inevitabili effetti devastanti della sua applicazione. Non si comprende dove mai dovrebbero reperirsi in Sicilia alcune delle figure professionali introdotte d'autorità, senza consultazione con le controparti sociali. Non va poi dimenticata la necessità di adeguare la rette di ricovero di almeno del 15% a valere dal 1 marzo 2024, con l’entrata in vigore del nuovo contratto delle cooperative del settore sociale e sanitario.»
AGCI Sicilia ha promesso una “lotta senza quartiere” contro quella che definisce una “malaburocrazia” e una “politica schizofrenica” che ignora i bisogni dei cittadini più fragili. L’associazione ha denunciato l’incoerenza tra le attuali politiche regionali e il dibattito sull’autonomia differenziata, che dovrebbe valorizzare le realtà locali anziché desertificarle. “La politica è dialogo”, ha concluso Cappadona, invitando gli amministratori a riconsiderare il decreto e a lavorare per un sistema di assistenza che metta al centro la dignità dei disabili psichici e il ruolo delle cooperative sociali.
L’esito del ricorso al TAR sarà determinante per il futuro dell’assistenza sociosanitaria in Sicilia. Nel frattempo, la protesta degli operatori e delle famiglie dei disabili psichici continua a crescere, in attesa di risposte concrete da parte delle istituzioni regionali.
Credits: AltraSicilia